Si regge fino al decimo del secondo tempo, poi il crollo definitivo. Il risultato penalizza troppo gli arancioni ma ai punti ha meritato Gecko. Zero tituli.
È finita. E non nel modo in cui mister Gavazzi e il capitano Vergoni sognavano. Lo Sporting Club Pistoiese esce in semifinale dai Playoff Élite del Campionato Over, travolto 9-5 dai rosso-verdi del Gecko C/5. Ma a ben guardare, il sipario era già calato da tempo. Forse da quando, qualche settimana fa, le prime crepe avevano cominciato a incrinare il telaio mentale e fisico della squadra. Un declino lento, subdolo, ma inesorabile.
La gara ha raccontato, in modo quasi crudele, la parabola degli arancioni: lampi di talento, sì, ma isolati. Un collettivo che si è via via dissolto sotto i colpi del nervosismo, della stanchezza, e – soprattutto – dell’individualismo. Il primo tempo regge, anzi, promette battaglia. Si va al riposo sul filo dell’equilibrio che lascia tutto aperto. E anche nei primi cinque minuti della ripresa, i ragazzi di Gavazzi tengono botta, 4-4.
Poi, il blackout.
Un paio di episodi storti – un gol subìto per disattenzione (l'ennesimo del match, in effetti), una palla persa in uscita – e la squadra si spegne. Letteralmente. Come un motore che tossisce prima di ammutolirsi. Il Gecko, cinico, ringrazia e affonda colpi chirurgici. Finisce 9-5. Ma il risultato è solo la superficie. Sotto, c'è un mondo di rimpianti.
Perché l’accesso alla Finalissima non era utopia. Tutt’altro. Ma per cogliere certe occasioni servono concentrazione, unità, spirito di sacrificio. E invece, proprio nei momenti chiave, è mancato tutto. O meglio: sono mancati i giocatori chiave. Chi per serata no, chi per atteggiamenti non allineati al collettivo. E, si sa, in un gruppo dove ognuno vuole suonare il proprio assolo, il concerto finisce in dissonanza.
Mister Gavazzi, a bordo campo, non ha mai smesso di incitare ed urlare come da sua caratteristica. Ma a un certo punto anche lui ha capito che l’anima della squadra – quella vera – non c’era più. Smarrita, forse, anche tra lievi discussioni sterili e polemiche interne. E così, da sogno a naufragio il passo è stato breve.
Ora è tempo di riflessioni. Organizzative, certo – perché qualcosa a livello di gestione va messo in discussione. Ma anche personali. Ogni giocatore dovrà guardarsi allo specchio e chiedersi se ha dato tutto. O se ha preferito parlare (o sparlare), invece di correre. Se ha scelto di imporsi, invece di mettersi a disposizione. Lo Sporting Club Pistoiese non è una somma di talenti. È un’idea di squadra. E quando quell’idea vacilla, tutto crolla.
Tuttavia, lo sport è maestra severa ma generosa. Purtroppo per il secondo anno consecutivo... Le sconfitte, se ben comprese, possono diventare benzina. E il Presidente lo sa: il gruppo ha basi solide. Ma dovrà aggiornare il suo “software”, correggere i bug tattici ed emotivi che lo hanno affondato. Servirà umiltà. Servirà lavoro. E servirà chiarezza. Con tutti e da parte di tutti.
Una postilla, però, è d’obbligo. Il Presidente – silenzioso ma vigile – ha già fatto sapere che si batterà per cambiare molte delle regole di questo Campionato, che pur avendo offerto spettacolo, ha evidenziato storture e “furbate” che hanno pesato. E non è escluso che qualcosa possa cambiare. Anzi: si parla, neppure troppo sommessamente, di una nuova competizione creata ad hoc, magari proprio a Pistoia. Una rivoluzione? Forse. Ma a volte dalle ceneri può nascere qualcosa di meglio.
Per ora resta l’amarezza. Ma anche una promessa. Gli orange torneranno. Magari diversi. Sicuramente più consapevoli. E, si spera, più concentrati nel gioco di squadra.